mercoledì 24 novembre 2010

Boeing Phantom Ray


Il Boeing Phantom Ray è un furtivo veicolo di combattimento aereo senza equipaggio sviluppato dalla Boeing. Ha all'incirca le dimensioni di un caccia ed è stato realizzato per sostenere le missioni che possono includere l'intelligence, la sorveglianza e ricognizione, la soppressione delle difese aeree nemiche, l'attacco elettronico; e l'autonomo rifornimento in volo.

Il progetto Phantom Ray, denominato "Progetto Reblue" e finanziato interamente dalla stessa Boeing, è stato concettualizzato a metà del 2007 e i lavori per la sua costruzione sono iniziati seriamente nel giugno 2008. Il progetto è stato tenuto segreto persino all'interno della società, fatta eccezione per una manciata di dirigenti e ingegneri, fino al maggio 2009.

Il Phantom Ray è basato sul velivolo prototipo X-45C che la Boeing ha originariamente ha sviluppato per il Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) / US Air Force / US Navy Joint Unmanned Combat Air-System ( J-UCAS). Tuttavia, il Phantom Ray non si rivolge ad un particolare programma militare. Il prototipo è stato presentato il 10 maggio 2010 a St. Louis, nel Missouri. In seguito, i test di velocità sono stati effettuate nella stessa St. Louis.


Il 18 novembre 2010 sono stati completati con successo i test di a bassa velocità al Lambert International Airport di St. Louis.

"Il Phantom Ray ha fatto esattamente quello che doveva fare", ha detto Craig Brown, program manager del velivolo per la Boeing. "Ha comunicato con la stazione di controllo a terra, ha ricevuto i suoi ordini e si è fatto strada lungo la pista più volte, permettendoci di valutare la sua performance e monitorare i sistemi avanzati di cui è dotato a bordo".


Il Phantom Ray è stato progettato per sostenere le missioni che possono includere l'intelligence, la sorveglianza e ricognizione, la soppressione delle difese aeree nemiche, l'attacco elettronico; e l'autonomo rifornimento in volo.

I test sono stati i primi, dopo la cerimonia di presentazione di maggio. La Boeing ora preparerà il Phantom Ray per altri test alla Edwards Air Force Base, in California, su un NASA Boeing 747 Shuttle Carrier Aircraft. A Edwards, i Phantom Ray saranno sottoposti ai test di alta velocità alta prima di effettuare il suo primo volo. Il volo diprova-programma durerà circa sei mesi.

L'aeromobile effettuerà 10 voli in circa sei mesi, comprese le missioni di supporto di intelligence, sorveglianza e ricognizione, soppressione delle difese aeree nemiche, attacco elettronico e l'autonomo rifornimento in volo.
La Boeing prevede che il Phantom Ray sarà il primo di una serie di velivoli di nuova generazione.

"La natura autonoma di questo sistema è unico, in modo da raggiungere questo traguardo la dice lunga sulla tecnologia e l'esperienza di Boeing, del Phantom Works e dell'organizzazione e della squadra del Phantom Ray", ha dichiarato Dave Koopersmith, Vice Presidente dell'Advanced Boeing Military Aircraft.


Gli aerei in dotazione della Boeing senza pilota includono anche l'A160T Hummingbird, Integrator, ScanEagle, SolarEagle, Phantom Eye e Phantom Ray.


 
Specifiche
I valori per l'X-45 sono contrassegnati con un *.

Caratteristiche generali
Equipaggio: Nessuno (UCAV)
Lunghezza: 36 ft (11 m)
Apertura alare: 50 ft (15 m)
Peso massimo al decollo: 36.500 £ (16.556 kg)
Motopropulsore: 1 × General Electric F404-GE-102D

Performance
Velocità massima: Mach 0,85
Velocità di crociera: 614 mph (534 nodi, 988 chilometri all'ora); Mach 0,8
Range: 1,500 mi (1,303 nmi; 2,414 km) *
Quota di servizio: 40.000 ft (12.192 m) *



Fonti: 

A cura di Arthur McPaul

martedì 16 novembre 2010

Il programma spaziale segreto del Pentagono


Un programma spaziale di “secondo livello” militare

A questo punto è legittimo porsi il seguente interrogativo: Esiste quindi la remota possibilità che l’USAF o il DoD (Department of Defense) si siano spinti oltre i semplici piani spaziali ed aver già esplorato il sistema solare prima della NASA? A quanto sembra sì. E anche diverse volte.
In realtà, dietro le missioni ufficiali note al pubblico, si nasconderebbero prototipi ad altissima concezione tecnologica, come quelli sin ora esaminati, che rendono obsolete navicelle come lo Space Shuttle. Secondo l’ufologo americano Brad Steiger, già in passato eventi insoliti avvenuti nello spazio hanno lasciato supporre un simile scenario. Infatti la storia e le cronache ufficiali dell’esplorazione spaziale narrano che il primo satellite artificiale lanciato in orbita fu lo Sputnik-1 di concezione sovietica. Ma già nel 1949 sono stati osservati oggetti sconosciuti intorno alla Terra. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che tali apparecchi potessero provenire da basi segrete sulla Luna o su Marte. Un quadro del genere può apparire agli occhi del pubblico come una gratuita forzatura. Ma non tutte le numerose missioni spaziali statunitensi sono state condotte in maniera trasparente. Un esempio evidente viene fornito dalla sonda spaziale Clementine lanciata nel 1994. La sonda ha costituito il primo progetto del Dipartimento della Difesa per lasciare l’orbita della Terra con il compito “ufficiale” di mappare completamente ogni centimetro quadrato della Luna.

Forse le prove portano davvero in un’unica direzione. Ricordiamo il Progetto Horizon di cui parlava il Colonnello Philip J. Corso - le cui rivelazioni sul cover-up governativo in materia di UFO e Spazio sono contenute nel libro memoriale “Il giorno dopo Roswell” della Futuro Edizioni - per l’installazione di una base lunare militare, ideato alla fine degli anni Cinquanta e destinato a realizzarsi tra il 1965 e il 1967. L’avamposto avrebbe fornito una difesa contro possibili attacchi UFO, in virtù della sua favorevole triangolazione Terra-Luna. Rivelazioni che se non fossero state fatte dall’ex ufficiale dell’intelligence militare americano, le cui credenziali sono state storicamente verificate comprese le sue attività in Italia durante e dopo l’ultimo conflitto mondiale, sarebbero state sicuramente prese in scarsa considerazione. Una testimonianza quella di Corso e del suo memoriale che oltre a fornire nuovi elementi sul crash di Roswell del ’47 (avendo avuto accesso ai dossiers sul caso negli archivi governativi e non solo) ha svelato alcuni retroscena legati alla nascita e svolgimento del programma spaziale della NASA. Fra questi l’effettivo sviluppo di un programma spaziale parallelo segreto fortemente voluto e gestito dall’establishment militare già a partire dagli anni ’50. “Allo stesso tempo, - scrive Corso - i leader del programma spaziale nazionale della NASA, ritennero che la reazione dell’Intelligence militare agli inseguimenti ed ai voli ravvicinati compiuti dai velivoli alieni, fosse fin troppo esagerata.



La NASA, che aveva tenuto il massimo grado di riserbo sull’attività extraterrestre vicino ai nostri mezzi spaziali, decise in ogni caso di assumere un atteggiamento ufficiale di “vigile attesa”, perché riteneva impossibile lanciare un programma spaziale difensivo spiccatamente militare e contemporaneamente ottenere apprezzabili risultati scientifici in campo civile. Così, la NASA accettò di diventare uno “schermo” e, nel 1961, elaborò, di concerto con gli strateghi militari, un programma spaziale di “secondo livello” militare, facendolo passare come missioni scientifiche civili. Acconsentì all’apertura di un canale di comunicazione riservato con l’Intelligence militare per distribuire le informazioni su qualsiasi attività ostile portata dalle EBE nei confronti delle nostre missioni spaziali, incluso l’oscuramento dei segnali o la sorveglianza. Venni a conoscenza di questi dati grazie ai miei contatti all’interno dell’Intelligence militare. Quello che, chiaramente, la NASA non avevo riferito al servizio informazioni militare era che aveva già a disposizione un canale secondario, molto più segreto, per comunicare con il gruppo di lavoro di Hillenkoetter (Ammiraglio Roscoe H. Hillenkoetter ex direttore CIA 1947-1950 nonché membro del gruppo segreto Majestic 12, ndr). Usando questo canale, la NASA lo teneva costantemente aggiornato su ogni avvistamento extraterrestre riferito dagli astronauti, in particolare durante la prima serie dei voli delle missioni Apollo, quando le EBE iniziarono ad avvicinarsi ai moduli lunari, soprattutto nella fase di allontanamento dall’orbita terrestre. Anche se l’Intelligence dell’Esercito era esclusa da tale canale privilegiato tra la NASA e il gruppo di lavoro, alcuni colleghi ed io eravamo ancora in contatto con l’Intelligence civile, che ci teneva aggiornati. 

L’Esercito e l’Aeronautica riuscirono a trovare 122 foto scattate dagli astronauti sulla superficie lunare a riprova dell’esistenza degli alieni. La scoperta fu sbalorditiva e fu una delle ragioni per cui la presidenza Reagan, nel 1981, fece forti pressioni per la creazione del programma denominato SDI, l’Iniziativa di Difesa Strategica (lo Scudo Spaziale ndr.). Nel 1960, con l’approvazione del gruppo di lavoro ed a seguito della richiesta inoltrata dall’Agenzia per la Sicurezza Nazionale, preoccupata della vulnerabilità dei suoi velivoli spia U2, la NASA diede il suo assenso affinché alcune sue missioni fungessero da copertura ed attività di sorveglianza satellitare militare”. Inoltre, sempre in merito a quanto appena asserito, Corso nel capitolo sulle Guerre Stellari, riporta che: “..il Generale Trudeau (Generale di Corpo d’Armata Arthur Trudeau), alcuni mesi prima del suo congedo, si presentò più volte al Congresso. Sostenne fermamente che l’Esercito poteva giocare un ruolo molto importante nello Spazio, essendo in possesso di un arsenale missilistico in grado difenderci prontamente, come dimostrato a Los Alamos ed il ed al comando dei missili Redstone a Huntsville, nell’Alabama. Subito dopo la fine delle ostilità in Europa, l’Esercito era stato in grado di sfruttare le conoscenze scientifiche degli esperti tedeschi. Non era solo questione di chi fosse riuscito ad ottenere la fetta più sostanziosa degli stanziamenti per la difesa, asseriva Trudeau. Infatti, in un briefing presso il Comitato per la Scienza e l’Astronautica del Congresso, dichiarò che se l’Esercito fosse stato estromesso da eventuali progetti spaziali, questi sarebbero dovuti passare in toto sotto l’autorità dell’Aeronautica, poiché dopotutto, era una forza armata con personale altamente qualificato e addestrato al combattimento.



Progetto Horizon
Nonostante ciò, durante i primi anni, il Congresso ed il Presidente decisero che la NASA avrebbe condotto i programmi spaziali. Poi, verso la fine degli anni Sessanta, cambiarono idea e si resero conto che vi era una componente esplicitamente militare nell’esplorazione dello Spazio. Trudeau aveva i suoi amici nelle industrie della difesa, non solo scienziati, ma anche membri dei consigli di amministrazione, che avevano avvertito il bisogno irrinunciabile dell’Esercito di sviluppare potenti armi spaziali. Infatti, qualcuno di loro aveva già intuito la necessità di un programma segreto, perché qualsiasi progetto da noi proposto, come l’Horizon e le “armi ad energia diretta”, sembrava essere stato ideato per combattere una guerra contro un nemico molto più potente ed elusivo dei Sovietici”. (….) ”La NASA aveva ricevuto il mandato presidenziale per la conduzione delle esplorazioni spaziali, ma le Forze Armate dovevano ancora difendere la Terra dagli UFO, anche se venivano puntualmente ostacolate. I progetti dell’Aeronautica “Saint” e “Blue Gemini”, avviati qualche anno dopo, furono l’estensione dell’USAF 7795, il numero in codice del primo programma antisatellite dell’Aeronautica statunitensi, una vigorosa operazione elaborata per localizzare, inseguire e distruggere ogni satellite di sorveglianza nemico e soprattutto ogni UFO che si trovasse nella nostra orbita. Con l’ausilio della tecnologia sviluppata dal nostro R&D, l’Aeronautica, seguita poi dall’Esercito, andava approntando le prime fasi di difesa missilistico statunitense contro gli attacchi sovietici dallo Spazio e contro le intrusioni degli alieni. Il Saint era destinato alla sorveglianza delle attività UFO, una versione del satellite Agenda B utilizzato dalla CIA, dotato di un sistema radar di inseguimento e di illuminazione e di una telecamera. Il Saint aveva il compito di intercettare ogni potenziale satellite nemico o UFO in orbita terrestre e di agganciarlo sia con il sistema video che con il radar. Una volta ottenuto l’aggancio, sarebbe entrato in azione il Blue Gemini, il satellite “killer”. La Hughes Aircraft, uno fra i principali fornitori di aeromobili militari e costruttori di satelliti, sviluppò il Blue Gemini, versione militare della capsula con equipaggio Gemini della NASA. La sua missione consisteva nel piombare da orbite più lontane sui satelliti nemici o sugli UFO per distruggerli o metterli fuori uso. Qualora possibile, il Blue Gemini avrebbe dovuto tentare di “catturare” un UFO in orbita, immobilizzandolo e aspettando l’arrivo di una squadra di astronauti militari che, con una “passeggiata spaziale”, avrebbero effettuato il recupero del materiale. Chiaramente, entrambe i sistemi, operativi e sotto copertura, furono in seguito impiegati e oggi costituiscono una delle linee di difesa e sorveglianza antimissile ed anti-UFO. Saint e Blue Gemini rappresentarono i nostri primi passi nella guerra contro gli UFO”.